La sentenza della Consulta testimonia la capacità – da parte dei giudici – di andare nella direzione di tutela della salute della donna che per avere figli deve sottoporsi a tecniche di procreazione assistita.
Non è stato invece capace di farlo il Parlamento, che ha legiferato su un tema così delicato senza conoscerlo e senza tenere in nessun conto il parere degli esperti che lavorano in questo campo. Ed è desolante constatare che solo i giudici hanno cercato di capire e si sono messi dalla parte dei pazienti, con la mente libera da preconcetti di tipo etico- religioso.
La sentenza riporta in particolare anche nella giusta cornice il rapporto fondamentale medico-paziente, riconoscendo al medico la discrezionalità nel valutare il singolo caso, che era stata completamente negata dalla legge 40.
L’associazione di centri di diagnosi e cura dell’infertilità CECOS Italia si è costituita “ad adiuvandum” con le associazioni pazienti perché ha fermamente creduto nella necessità di cambiare una legge così crudele e piena di divieti, che ha portato migliaia di nostre coppie a dover varcare i confini nazionali per cercare altrove, in Europa, una assistenza adeguata.
Il CECOS Italia esprime piena soddisfazione per questo primo traguardo: la sentenza apre nuovi scenari per la revisione della legge, che oggi appare inderogabile.
Claudia Livi, Presidente CECOS Italia
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